La Biga di Monteleone di Spoleto
dott.sa Carla Termini
La Biga fu trovata agli inizi del 1902 a Monteleone di Spoleto in
località Colle del Capitano. Era in una tomba a tumulo con
i corpi di un uomo e di una donna e con vari oggetti di corredo
tra cui due kylix (coppe) attiche a figure nere databili intorno
al 530 a.C. Grazie proprio a questi due reperti è possibile
datare la Biga alla seconda metà del VI sec. a.C.
Ora è al Metropolitan Museum of Art di New York, dove fu
portata nel 1903 da mercanti fiorentini.
La Biga è in legno di noce interamente rivestita di lamine
di bronzo dorato lavorato a sbalzo. Il timone (circa 2 metri) ha
l’attacco coperto da un protone di cinghiale dalla cui bocca
sembra uscire; al termine ha invece una testa di uccello rapace.
Poco prima di questa è il giogo per l’attacco dei due
cavalli, caratterizzato da due anse nastriformi terminanti a testa
di serpente.
Il corpo centrale della Biga è chiuso da tre pannelli che
hanno bordi arrotondati e curvilinei; il centrale (cm. 84,5) è
più alto rispetto a quelli laterali (cm. 47).
Le ruote, sempre in legno ricoperto di lamine bronzee, hanno nove
raggi ciascuna per un diametro di cm. 67. Il loro mozzo termina
con una testa di leone.
Questi pannelli sono decorati con scene a carattere eroico i cui
personaggi sono probabilmente tratti dalla mitologia greca.
Sul pannello centrale sono una donna ed un uomo stanti, l’una
di fronte all’altro, separati da uno scudo bilobato sormontato
da un elmo crestato di tipo corinzio e con protome di ariete, oggetti
che entrambi reggono con le mani.
In alto, ai lati del copricapo, compaiono due uccelli rapaci (aquile
o falchi) che volano verso il basso, mentre al di sotto dello scudo
è un cerbiatto maculato, probabilmente morto.
La donna veste un lungo chitone ed un mantello che tiene poggiato
sulla testa: entrambi cadono rigidi e senza pieghe, fasciando completamente
la figura; la lunga superficie è minutamente lavorata.
L’uomo è barbato, ha i capelli lunghi caratterizzati
da una serie di riccioli piatti che gli cadono sulle spalle. Il
corpo è slanciato, la vita sottile ed il torace triangolare,
le gambe sono divaricate. Indossa un corto chitone e dei gambali,
il tutto ricco di decorazioni.
Lo scudo bilobato è decorato nella parte superiore da una
testa di gorgonie, mentre nell’inferiore è un protome
di felino maculato.
Sul pannello destro è rappresentato un guerriero vittorioso
in duello: egli punta la spada sul corpo dell’avversario colpendolo,
mentre un altro è a terra morto.
Il vincitore sembra essere il guerriero del pannello centrale vestito
delle armi che la donna gli porge.
Sul pannello sinistro c’è una scena di apoteosi: un
guerriero forse sempre lo stesso, è su un carro simile al
nostro tirato da due cavalli alati colti nell’attimo in cui
si staccano in volo, da terra.
Sotto il carro è sdraiata una figura femminile che con il
braccio alzato cerca di difendersi dagli zoccoli dei cavalli.
La fascia al di sotto dei tre pannelli è decorata con figure
animali che si azzannano tra loro, personaggi in corsa, grifoni.
Tra i pannelli laterali e quello centrale è un kuros, un
giovane nudo in posizione frontale rigida.
Il carro rientra in quegli oggetti di tipo santuario che avevano
una funzione puramente “rappresentativa: carri del genere
erano infatti utilizzati solamente in parate e cortei trionfali
ed accompagnavano nella tomba i loro possessori, da ricercarsi sempre
tra personaggi di alto rango, proprio a testimonianza di questa
loro posizione sociale.
Le scene che compaiono sui vasi greci, dove i personaggi sono identificati
dai nomi, ci permettono di dare un’interpretazione a quelle
che compaiono sul carro: sul pannello centrale Teti consegna le
armi ad Achille, sul pannello destro Achille e Memnone combattono
sul corpo di Antiloco, sul pannello di sinistra Achille sale al
cielo per esservi accolto come un semidio.
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