I
TEMPLARI
Monteleone
di Spoleto
di Massimo
Agostini e Rita Zengarini
Il paese di Monteleone, isolato
tra le brulle montagne dell'Appennino, è ricco di suggestioni esoteriche,
non solo per la palpabile presenza degli spiriti delle montagne, ma anche
per le arcane presenze che alitano nei muri secolari del suo abitato.
Testimone di antiche vestigia, Monteleone ostenta al viandante inconsapevole
tutta la fierezza della sua storia.
Solide mura racchiudono l'antico splendore di questo borgo medioevale,
ricco di monasteri, chiese e palazzi rinascimentali.
La pietra è l'elemento dominante di questa natura selvaggia e costituisce
il patrimonio culturale di Monteleone. Una pietra bianca e rossa che richiama
la magica bicromia di antichi ordini cavallereschi. Pietra e metallo che
il calore delle sapienti mani dell'uomo ha forgiato a testimonianza delle
vicende del paese.
Monteleone con la sua pietra ci racconta dell'antico castello di Brufa,
delle imponenti cinte murarie (la seconda realizzata in piena epoca Templare
1265), del baluardo dei Cavalieri di San Giovanni, del borgo rinascimentale
con i suoi ricchi palazzi, dei simboli e delle scritte scolpiti negli
stemmi e nei portali dei conventi e delle chiese che furono rifugio di
pellegrini, mercanti e condottieri.
La ricchezza di questo paese la si legge nei particolari delle sue costruzioni,
nelle decorazioni dei portali e delle finestre, nei simboli degli stemmi
araldici, negli affreschi delle sue chiese.
Curioso è anche il ripetersi di certi numeri: 3 sono le cinte murarie
ed ognuna é provvista di 3 porte, 6 le torri e 8 i baluardi della
città.
Delle porte d'ingresso alla città la più imponente è
quella Spoletina, ma la più suggestiva di antiche vestigia crucifere
(monaci ospitalieri - portatori di croce) è quella di San Giacomo
posta a guardia della salubre fonte di acqua sorgiva.
I palazzi del Borgo con lo sfondo della Torre dell'Orologio e la Chiesa
di San Francesco aprono la scena a chi si affaccia da Porta Spoletina,
raccontando al visitatore stupefatto che non è capitato in un modesto
paese di montagna, ma in un'inaspettata oasi di cultura lasciata dalle
ricche famiglie del '600 e del '700 (Cesi, De Rubeis, Moriconi, Piersanti,
Ranaldi,...).
L'Ordine dei Monaci Guerrieri di Monteleone di Spoleto
Il Medio Evo vide comparire nuove
forme di vita monastica e tra queste la più singolare fu certamente
quella dei Crocigeri. In quel tempo il desiderio di compiere pellegrinaggi
era profondamente radicato nell'uomo di fede. Vedere i Luoghi Sacri della
Natività e poter rivivere, in un anelito mistico, il martirio di
Cristo ottenendo nel contempo il perdono di tutti i peccati, portò
un numero sempre maggiore di pellegrini in Terra Santa e in altri posti,
come San Giacomo di Compostella e San Michele sul Monte Gargano, luoghi
a cui veniva attribuito tale potere. Questo fenomeno condusse alla formazione
di Ordini religiosi militari per l'assistenza ai pellegrini. I membri
di tali Ordini religiosi portavano la croce sul petto o sulla spalla,
ed erano perciò chiamati crociferi. Si ha il caso di Ordini ospedalieri
divenuti poi militari, come l'Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni e quello
dei Cavalieri Teutonici, che svolgevano funzioni di pattugliamento delle
strade e di assistenza ai pellegrini.
Tra questi vi fu anche l'Ordine Templare che, all'inizio del XIV secolo,
per volere di Filippo il Bello, con l'accusa di praticare strani riti
esoterici, venne sciolto e molti templari furono condannati al rogo.
I beni dei Templari confluirono nell'Ordine di San Giovanni, che in seguito
divenne di Malta.
L'eredità esoterica e le conoscenze alchemico-spagiriche furono
tramandate in altri Ordini Cruciferi, tra cui quello di San Giacomo o
Jacobita, che nel XV secolo gestì molti ospedali.
I monaci Jacobiti erano esperti nella cura delle malattie della pelle,
riuscendo a produrre dai loro crogiuoli medicinali e miracolosi unguenti
in grado di curare persino la peste.
A Monteleone, vicino alla porta di San Giacomo, vi era il convento dei
cruciferi ospitalieri i quali, oltre a controllare la preziosa fonte sorgiva
del Coppo, gestivano l'Ospedale della Stella, un distaccamento dell'ospedale
della Stella di Spoleto. Sul portale dell'Ospedale Jacobita è riportata
la seguente scritta:
NON NOBIS DNE SED NOMINI
TUO
Non a noi, o Signore, ma al tuo nome
Non è strano ritrovare
sul portale del convento di San Giacomo il motto dell'Ordine Templare
che combattevano al grido:
Non nobis, Domine,
non nobis, sed nomini tuo da gloriam
Non per la mia gloria ma per la Tua Signore
Molti Autori riportano che l'Ordine
di San Giacomo sia stato il diretto erede dei Templari, è quindi
ipotizzabile che l'Ospedale di San Giacomo di Monteleone possa essere
stato all'origine una magione Templare.
Altre iscrizioni evidenziano la tradizione iniziatico-esoterica
di Monteleone. Ne riportiamo alcune:
ENITENDUM AD VIRTUTEM
Bisogna impegnarsi per raggiungere la virtù (portale palazzo
Barnabò)
TEMPORA SOLO REGO, RERUM STRUCTORE IUBENTE
Con l'aiuto dell'unico fautore di tutte le cose, resisto al tempo
MODERATA DURANT
Le cose moderate durano
Triplice Cinta Muraria
La triplice cinta muraria è
già presente nella descrizione platonica della mitica Atlantide
un LABIRINTO formato da tre quadrati concentrici, con 4 segmenti che uniscono
i punti mediani dei lati e, a volte, anche i vertici (in questo caso i
segmenti diventano 8, proprio come i baluardi di Monteleone di Spoleto).
Il Labirinto è un antico simbolo già presente nelle
culture megalitiche e preistoriche.
Raffigura il difficile e lungo cammino dell'iniziato. E' il luogo
in cui Teseo uccise il Minotauro e da cui poté uscire grazie
all'aiuto del filo di Arianna.
Il labirinto lo si ritrova in antiche leggende nelle quali l' uomo-eroe
deve conquistare il centro primordiale dell'intricato mondo interiore
(senza perdersi nelle spire del divenire materiale) per ritrovare
il vero sé. Ma questa è un'ardua impresa che richiede
fermezza e sapienza per evitare le fallaci strade del divenire quotidiano.
Il labirinto simboleggia la Madre Terra (la Madonna Nera venerata
dai Templari). E' il crogiolo alchemico dove la materia prima è
posta a macerare. Una volta raggiunto il centro del labirinto il
cammino iniziatico non è ancora compiuto, la scoperta del
Sé non è sufficiente, occorre che la consapevolezza
raggiunta porti anche alla giusta rettificazione della materia prima.
Allora l'Eroe sarà chiamato a domare il proprio drago interiore
per poi trafiggerlo con la lancia della compiutezza ed uscire dal
labirinto come Uomo rinato.
Il labirinto rappresenta il percorso del ritorno all'Uno indifferenziato,
che avviene contrastando le leggi dell'entropia, mentre i suoi assi
simboleggiano il divenire entropico nella materia.
La Forza (Ercole), l'Armonia (Venere) e la Sapienza (Minerva) sono
le armi che potranno guidare verso la scoperta dell'Uno universale.
Il labirinto è quindi simbolo del percorso interiore che
si deve compiere per conoscere se stessi, ovvero la vera essenza
della vita.
Al centro del labirinto talvolta è raffigurato un albero,
esso rappresenta l'albero della vita, l'albero primordiale del mito
egizio (la pietra Benben della Grande Piramide).
"Io Atum, l'Essere Completo, solo giacevo inerte nelle
acque di Nun, oceano informe, potenza di tutte le cose, prima che
Heliopolis fosse fondata.
Salute a te, Atum! Salute a colui che creò se stesso! Io
sono Kheper, per mezzo di me sorgesti con questo nome dall'alta
collina...."
E' così che il cosmo si svegliò nell'alba del primo
giorno dall'oceano di silenzio.
E' da questo oceano privo di forma, crogiolo di energie vitali,
che inizia l'evento della creazione: "Il Primo Divenire".
Solo Allora, all'improvviso, dalle acque del nero oceano, emerse
la terra con la collina primordiale. Un albero spuntò sulla
collina e dalle tenebre circostanti un uccello apparve, un luminoso
uccello dalle ampie ali che si posò tra i rami dell'albero
del Mondo.
Num, l'oceano primordiale, non restò indifferente. Il passaggio
del mondo eterno del puro spirito nella manifestazione e nel divenire,
ormai inevitabile, doveva essere contrastato..."
Il Labirinto si ritrova nella descrizione biblica del cortile del
TEMPIO di SALOMONE, con tre ordini di pietre.
Nelle cattedrali medioevali, i labirinti erano considerati percorsi
simbolici del pellegrinaggio in Terra Santa: chemins à Jerusalem,
(il labirinto della cattedrale di Chartres ha un diametro di 12
metri e il cammino da percorrere si snoda per circa 200 metri).
Il labirinto è presente allo stato di natura nei corridoi
d'accesso ad alcune grotte preistoriche; Virgilio ne descrive uno
sull'accesso all'antro della Sibilla Cumana.
La presenza di ordini monastici ospitalieri ha sicuramente influito
sulla tradizione culturale degli abitanti di Monteleone.
Anche alcuni simboli lasciati nelle costruzioni sono la testimonianza
di una significativa cultura esoterica: riportiamo alcune immagini
che lasciamo a voi commentare.
Le notizie e le immagini su Monteleone di Spoleto sono state tratte
da: “Monteleone di Spoleto visto da vicino”. a cura
di don Angelo Corona, Provincia di Perugia, 2001
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