Miniere di Monteleone di Spoleto
Le miniere di ferro di Monteleone sono state interessate sin da epoca storica da attività estrattiva e lavorazione in loco del minerale; la loro riscoperta è di fondamentale importanza per la ricostruzione dell'Archeologia Industriale del Territorio. In particolar modo l’Umbria, tra il Seicento e la prima metà dell'Ottocento, fu interessata da un'intensa attività estrattiva di ferro, ampiamente documentata, in diverse località fra cui Monteleone di Spoleto.
Il giacimento di maggior interesse ed importanza si trova alle pendici del Monte Birbone: il suo sfruttamento risale al XVII sec., al tempo del pontificato di Urbano VIII. L'attività estrattiva e la lavorazione del ferro, avviate per interessamento del cardinale Fausto Poli di Usigni, ebbero per circa un secolo un ruolo rilevante nell'economia di questo territorio.
Il minerale estratto, veniva trasportato con animali da soma nella ferriera nei pressi di Ruscio (Ponte delle Ferriere) e le acque del fiume Corno erano utilizzate per il lavaggio e la fusione del ferro.
L'importanza che il Papa Urbano VIII attribuì allo sfruttamento delle risorse minerarie locali, è attestata da una medaglia commemorativa del 1642.
Il disastroso terremoto del 1703, cambiò il regime del fiume Corno, causando l'interruzione della prima fase della produzione siderurgica.
l costi di estrazione ed il trasporto del ferro, i rovinosi terremoti del 1703 e del 1730 e la pestilenza del 1718, contribuirono al declino dell'industria mineraria monteleonese.
Verso la fine del XVIII secolo si prospettò l'ipotesi di una riattivazione dei giacimenti ferrieri grazie all'interessamento del card. Carandini e nel 1798, Scipione Breislak, "Ispettore dei lavori Mineralogici" della Repubblica romana, presentò al governo di Roma una relazione geologica e tecnico finanziaria sui giacimenti ferrieri di Monteleone e sul forno fusorio di Ruscio.
Nel 1800 l'ingegnere ed architetto spoletino Pietro Ferrari redisse una memoria sulle miniere di Monteleone, sulla ferriera di Scheggino e sulla nascente industria metallurgica ternana.
Nel 1812 un altro spoletino, Pietro Fontana, incaricato di esplorare il territorio di Monteleone nell’intento di riattivare l'industria del ferro, scoprì un giacimento lignitifero presso il torrente Vorga, affluente del fiume Corno.
Questa miniera di lignite venne sfruttata dall'industria siderurgica ternana per brevi periodi, in particolare durante le due guerre mondiali.
La "Societa anonima miniere lignitifere di Ruscio”, costruì una teleferica per il trasporto della lignite a Ferentillo: da qui a Terni il trasporto veniva effettuato su rotaia.
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