Il
CARDUCCIO
a
cura di Patrizia Penazzi
Nel
terzo libro di Dioscoride capitoli VIII e IX:
“Del Chameleone bianco”
Il
Chameleone bianco (Carlina volgarmente in Toscana, come per quasi
tutto il resto d’Italia imperche si crede il uulgo che dall’angelo
fusse ella dimostrata à Carlo Magno per uero rimedio della
peste)) e chiamato da alcuni ixia, per ritrovarsi in alcuni luoghi
intorno alle radici sue un certo uischio, il quale usano le donne
in cambio di mastice. Ha le foglie simili al silibo, ouero al
cardo, ma più aspre, più acute, & più
ualide di quelle del chameleone nero. Non fa fusto, ma produce
nel mezzo spini, simili al riccio marino, & alla cinara. I
fiori fa rossi, & lanuginosi. Il suo seme è simile
al charthamo.
Nelle colline amene fa la radice grossa, & graue d’odore.
Questa beuuta con uino austero, & succo d’origano bollito
al peso d’uno acetabolo, ammazza i uermini larghi del corpo.
Dassene una dramma con uino commodissimamente à gli idropici:
percioche gli disecca. La sua decottione uale à procurare
l’orina ritenuta. Beuuta la radice con uino, è veleno
delle serpi. Mescolata con polenta, ouero con acqua, & con
olio ammazza i cani, i porci, & i topi”.
Scheda
Informativa
Il
Carduccio (Carlina acanthifolia) è una pianta erbacea perenne
della famiglia delle Composite diffusa in tutta l’Europa
centro meridionale. In Italia è presente dalla regione
submontana a quella subalpina di tutte le zone montuose. Le piante
a fusto nullo o molto corto crescono nei prati di montagna aridi
e pietrosi e nei pascoli a quote elevate. Sono schiacciate al
suolo e le foglie ovali-oblunghe, pennatifide con i lobi variamente
incisi e terminati da spine pungentissime, formano una grande
rosetta basale fra cui sorge il fusto o, nelle forme acauli, il
capolino.
Nelle zone più basse si trova la varietà con fusto
più o meno alto.
I fiori sono riuniti nella parte centrale del capolino disposto
fra le foglie della rosetta sottilmente sfrangiate o al termine
del fusto. Il capolino ha parecchie squame alla sua periferia,
le più esterne sono corte e spinescenti, quelle interne
sono lunghe, strette e di colore bianco.
I frutti sono degli acheni di forma oblunga ricoperti di piccoli
peli lucenti e sono sormontati da un pappo di peli pennati lungo
un centimetro.
L’infiorescenza della Carlina ha proprietà igroscopiche
e segnala i mutamenti del tempo, infatti, le brattee argentee
si aprono con il sole e si incurvano sui fiori quando aumenta
l’umidità atmosferica.
La Carlina zolfina è la specie più grande. Le foglie
sono più larghe e resistenti. Il grande capolino che all’inizio
dell’estate si apre come un disco solare, ha fiori tubulosi
gialli circondati da una corona di brattee dorate e lucenti.
La sua immagine appare spesso nelle nature morte del ‘600.
La Carlina è impiegata soprattutto come diaforetico, cioè
per favorire la sudorazione, nei casi di febbre, raffreddore,
influenza e come diuretico.
Oltre a queste proprietà, la Carlina ha quelle amaro-toniche,
digestive, carminative, utili perciò nei casi di mancanza
di appetito e di digestione lenta e difficile.
Nella radice della Carlina che si raccoglie in ottobre-novembre
quando la pianta è in riposo, sono state trovate delle
sostanze ad azione disinfettante, utili in particolare per combattere
i germi patogeni dell’epidermide.
Queste sostanze, però, hanno una scarsa tollerabilità
quindi è sconsigliabile utilizzarle. Inoltre l’operazione
della raccolta delle radici è eminentemente distruttiva.
E’ importante sapere che in molte regioni italiane la Carlina
è protetta e che, pertanto, è vietata la raccolta.
Delle Carline sono particolarmente apprezzati i ricettacoli dei
bocci fiorali. Privati delle spine e delle numerose brattee che
li ricoprono, vengono utilizzati come i carciofi dei quali ricordano
in maniera più delicata, ma decisa, il gustoso sapore.
Le Carline sono comunemente conosciute con nomi diversi a seconda
delle regioni in cui sono presenti. Liguria : Sciu da guardia
- Cardu argentin - Spinuin; Piemonte: Cardon - Articioch d’muntagna
- Arasche; Lombardia: Articioch salvadegh – Capù;
Veneto: Tiroliro – Spin de pra; Friuli: Jerbe de ploje;
Emilia: Bugnanun – Scarzun; Toscana: Carlo pinto –
Camaleone – Rosa di terra; Umbria: Attaccabrighe –
Carducce – Carduccio; Abruzzo: Carcioffola de montagna;
Campania: Rapaguola; Puglia: Cardunceddu; Sicilia: Masticogna
– Cacocciola spinusa. |